Il Naviglio Pavese è lungo circa 33 km, da porta Ticinese a Milano arriva fino alla città di Pavia attraversando il territorio del Parco Agricolo Sud Milano, con le sue 12 conche con cascate fu utilizzato fino alla metà del 1900 per il trasporto merci, sostituendo di fatto il più piccolo e difficoltoso Naviglio di Bereguardo. All’epoca, per celebrare la fine dei lavori del primo tratto del Naviglio Pavese, dalla Darsena alla prima conca, venne posto sul primo ponte un monumento commemorativo in onore della grandiosa cerimonia organizzata per l’occasione. I lavori però come vedremo si interruppero di lì a poco a causa di parecchie difficoltà durante gli scavi e il progetto del Naviglio Pavese venne per un lungo periodo abbandonato, tanto che, tra il popolo il naviglio e la seconda conca, vennero soprannominati «fallati». Una volta ultimati i lavori nel 1819 lungo tutta la tratta, ad ogni conca, erano state predisposte le abitazioni dei custodi delle acque, che avevano il compito di regolare la navigazione e si occuparsi della manutenzione del tratto del Naviglio a loro assegnato segnalando eventuali malfunzionamenti delle conche o erosioni delle rive e dei fondali. Con l’avvento del trasporto su gomma, molto più veloce, il Naviglio Pavese perse la sua funzione di trasporto venendo declassato a canale irriguo e le sue alzaie oggi sono utilizzate come piste ciclabili. Proprio la ciclabile del naviglio Pavese oggi contribuisce allo sviluppo turistico della zona, attirando cicloturisti e viaggiatori che lungo le sponde hanno la possibilità di scoprire natura e storia del territorio.
La pista ciclabile del naviglio, che lo affianca per tutta la sua lunghezza lo rende anche una metà molto frequentata per andare in bici o camminare. Questo percorso è uno dei più classici, lo seguiremo fino alla Certosa di Pavia passando attraverso campi, borghi, cascine e vecchie strutture sorte lungo il corso d'acqua quando ancora la sua navigazione era parte importante degli abitanti delle sue sponde. Il punto di partenza è dalla darsena di Milano, dove il naviglio Grande cede le le sue acque, da li seguiremo lungo la sponda destra l'alzaia fino al Badile, piccola frazione di Zibido San Giacomo dove proseguiremo sulla sponda sinistra fino alla Certosa. Per chi volesse proseguire oltre, sempre tendo la sinistra del naviglio è possibile arrivare fino al fiume Ticino con il suo bellissimo Ponte Coperto. Il percorso è fattibile durante tutto l’anno in qualsiasi stagione, essendo tutto pianeggiante , il fondo stradale e asfaltato, tranne che per il tratto da Binasco a Casarile che è in terra battuta, non presenta difficoltà tecniche o fisiche particolari, la traccia GPS è disponibile da scaricare insieme al libretto di viaggio.
Per celebrare la fine dei lavori del primo tratto dei Naviglio Pavese, dalla Darsena alla prima conca, nominata poi Conca Fallata, venne posto sul primo ponte un monumento commemorativo in onore della grandiosa cerimonia organizzata per l’occasione. Alla presenza del Conte De Fuentes, che diede il via ufficialmente ai lavori, la cerimonia prevedeva una discesa del conte stesso lungo il primo tratto del canale a bordo di una sfarzosa imbarcazione. I lavori però si interruppero poco tempo dopo a causa principalmente di difficoltà nei pagamenti e nell’attraversamento con gli scavi del Lambro Meridionale.
I primi palazzi tra il Naviglio Pavese e Corso San Gottardo, partendo dalla Darsena sulla sinistra, erano un tempo nominati «il borgo dei formaggiai, in dialetto milanese el burg de furmaggiat». L’origine di questo nome è dovuto ad un intenso trasporto di merci che provenivano dalla pianura della bassa milanese, tra cui c’erano anche formaggi e latte che grazie alla vicinanza del naviglio venivano scaricati prima di arrivare alla dogana che stava poco più
avanti, motivo per cui quasi tutti i palazzi avevano e hanno tutt’ora il doppio ingresso per accedere ai cortili. In breve tempo nelle corti di questa zona sorserò quindi numeroso casere e le cantine venivano usate come depositi per conservare e stagionare i formaggi
La chiesa di Santa Maria alla Fonte, deve il suo nome alla ricchezza di fonti, canali e ruscelli che erano presenti in questa zona, con il tempo e con la modifica del territorio circostante prese poi il soprannome di chiesa Rossa grazie ai mattoni rossi usati per la sua costruzione. La sua è molto travagliata, alcuni documenti storici parlano infatti di svariate distruzioni e ricostruzioni dovute alle invasioni che nei secoli ha subito Milano. Il colpo più grave pare però che gli venne inferto proprio dalla costruzione del Naviglio Pavese, gli scavi, le infiltrazioni d’acqua e la necessità di sopraelevare la vicina strada crearono non pochi danni agli affreschi e alla facciata che è stata ormai semi-coperta
Dopo le difficoltà incontrate durante gli scavi del primo tratto, le piene del Lambro e la mancanza di fondi, agli inizi del 1600 i lavori si interruppero del tutto, per molti anni i lavori non ripreso, tanto che, dopo la morte del Conte De Fuentes, con un decreto venne dichiarato definitivamente abbandonato e quindi soprannominato «fallato». Venne anche progettato ad un certo punto di non far arrivare più il naviglio fino a Pavia ma di unirlo al vicino fiume Lambro in modo da dare uno sbocco che potesse essere di qualche utilità, ma rimase solo un progetto.
Costruite vicino alla Conca Fallata per sfruttare il salto delle acque del Naviglio Pavese per produrre l’energia necessaria per muovere i macchinari, le Cartiere Binda fin dalla loro costruzione, nella seconda metà del 1800, videro subito un gran successo, il mercato della carta in quel periodo era largamente improntato sull’importazione da persi esteri. Dopo l’incendio del 1871 la cartiera venne ricostruita e tra alti e bassi continuò a rimanere in attività fino alla fine degli anni ’90. Dopo la definitiva chiusura la struttura venne riconvertita in alloggi residenziali privati mantenendo però la struttura originale della fabbrica.
Quello che un tempo era uno dei complessi agricoli più importanti della zona, con la sue stalle, le case dei salariati, magazzini, stelle oggi è soltanto un rudere abbandonato all’incuria e al tempo. Vista l’importanza del complesso ai tempi si rese necessario collegare agevolmente le due sponde del Naviglio Pavese da una passerella pedonale, costruita interamente in ferro, fu la prima di 5 che successivamente si aggiunsero lungo tutto il naviglio.
Siamo nel comune di Moirago, all'altezza della quarta conca del Naviglio Pavese dove già nel 1300 sorgeva il podere che avrebbe poi preso, nel 1800, il nome Salterio dalla famiglia che la acquistò. Tutta la struttura è un vero e proprio villaggio agricolo che comprende gli alloggi dei salariati, la villa Salterio, le stalle oggi sede del Museo Salterio e sull'altra sponda del naviglio asilo, elementari e il cimitero.
I custodi delle acque, regolavano la navigazione e si occupavano della manutenzione del tratto del Naviglio a loro assegnato segnalando eventuali malfunzionamenti delle conche, o erosioni delle rive e dei fondali. Sul Naviglio Pavese quasi ogni conca aveva un custode a cui veniva assegnata un apposita abitazione, oggi però sono poche quelle ancora visibili, abbandonate all'incuria col tempo alcune sono andate distrutte, una sola è stata recuperata ed è oggi abitata anche se con funzioni diverse da quelle dell'epoca.
Facendo una piccola deviazione dal tracciato, si può entrare nel borgo di Binasco che, sorgendo lungo la via di collegamento tra Milano e Pavia, acquistò nel corso dei secoli un'importante funzione strategica tanto che i Visconti decisero di ampliare il fortilizio già esistente dal 1100 circa, facendolo diventare un vero e proprio castello. Tra i fatti più importanti si ricorda il delitto di Beatrice Di Tenda, moglie di Filippo Maria Visconti, ingiustamente accusata di tradimento venne fatta decapitare dal marito in modo che lo stesso
si potesse in seguito sposare con la sua amante Agnese Del Maino.
Siamo vicini alla Certosa di Pavia, nell'omonimo paese, già nel medioevo sorgeva un mulino, gli attuali mulini risalgono invece al 1889 e l’architettura dell’edificio da allora è rimasta intatta ed è per questo che oggi è classificata fra le costruzioni di interesse storico/industriale. Un tempo per la macinazione del grano si utilizzava la forza dell'acqua prelevata direttamente dal vicino naviglio che grazie ad una serie di ingranaggi permetteva alle macine di girare per poi tornare nel naviglio Pavese.
Tra Milano e Pavia, commissionata dal Duca di Milano Gian Galeazzo visconti è uno tra i più imponenti complessi monastici della zona, potremmo scrivere molte pagine a riguardo perciò, vogliamo lasciarvi solo con una curiosità: in una navata laterale è possibile osservare due affreschi singolari. Due monaci certosini affacciati ad una finestra, grazie ad un’illusione ottica, sembrerà che vi seguano con lo sguardo.
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