Costruito nella prima metà del 1400 era l’unica via di collegamento tra Milano e il mare, fondamentale per il trasporto del sale e delle altre merci che risalendo dal Po e dal Ticino erano dirette a Milano. Dal ponte delle barche sul Ticino fino al Naviglio però le merci viaggiavano via terra, spesso trainando l’intera imbarcazione. Questa “scomodità” fece sì che, il Naviglio di Bereguardo, con l’entrata in funzione del Naviglio Pavese, venne abbandonato. Lungo circa 19 km ha il suo incile ad Abbiategrasso dove prende le acque dal Naviglio Grande per arrivare fino a Bereguardo dopo una serie di 12 conche. Tra tutti i navigli è indubbiamente quello più immerso nella natura, il suo percorso infatti non attraversa nessun centro abitato, solo campi e ogni tanto qualche cascina, ideale per rilassarsi e stare lontani dal traffico per qualche ora. Una curiosità poco menzionata ma di fatto unica del Naviglio di Bereguardo è la possibilità di guadare le sue acque, all'altezza di Motta Visconti infatti, per un breve tratto gli argini del naviglio si abbassano permettendo ai mezzi agricoli delle cascine di passare da una sponda all’altra.
Tutte le merci destinate a Milano che provenivano dalla zona dell’Adriatico passavano per il Naviglio di Bereguardo, c’era un po’ di tutto, dalle spezie ai prosciutti e ai formaggi, ma niente era consumato con così tanta costanza ed in grandi quantità come il sale. Il naviglio perciò, in un certo senso diventò una specie di “via del sale”. Questo percorso ricalca tutta l'alzaia ciclabile del naviglio da Abbiategrasso a Bereguardo. Andare in bici sul naviglio di Bereguardo è sicuramente un esperienza da fare, con una piccola deviazione si può andare a visitare l' abbazia di Morimondo, oppure una volta arrivati a destinazione, dopo aver visto il castello visconteo si può proseguire fino al fiume Ticino per vedere il ponte di barche prima di tornare indietro sulla stessa pista ciclabile dell'andata. Adatto in tutte le stagioni, la maggior parte del percorso è rettilineo e chiuso al traffico, disponibile con guida oppure in autonomia scaricando la traccia GPS e il libretto di viaggio, la tipologia di terreno pianeggiante e asfaltato non presenta difficoltà fisiche o tecniche per chi lo percorre.
Edificata forse nello stesso periodo degli scavi del Naviglio Grande, anche se le prime testimonianze scritte si hanno solo nei primi anni del 1600. Punto di riferimento per i naviganti, sorge infatti dove il naviglio Grande fa una curva a 90 gradi lasciando parte delle sue acque al Naviglio di Bereguardo che ha il suo incile proprio in quel punto
Delle 11 conche costruite lungo il percorso del naviglio si mantengono ancora in buono stato la pavimentazione e alcune parti in muratura, dettaglio non trascurabile se si pensa che sono state costruite quasi 4 secoli fa. In particolare la Conca di Basiano è l’unica che conserva ancora entrambe le porte per regolare il flusso d’acqua
A ridosso della Conca di Basiano, lungo il naviglio, si trova un piccolo e caratteristico ponte di pietra, probabilmente costruito nello stesso periodo della vicina Cascina Conca. Proprio sul lato che da sulla pista ciclopedonale si può vedere sulla facciata della cascina il simbolo della colomba, indicazione dei beni appartenenti all’Ospedale Maggiore e del progetto Oasi Ca'Granda per la valorizzazione del territorio
Una curiosità poco menzionata ma di fatto unica del Naviglio di Bereguardo è la possibilità di guadare le sue acque, all'altezza di Motta Visconti infatti, per un breve tratto gli argini del naviglio si abbassano permettendo ai mezzi agricoli delle cascine di passare da una sponda all’altra.
Voluto ed edificato dai Visconti, il castello aveva inizialmente la funzione di difendere i confini occidentali del territorio di Milano e in seguito anche come residenza invernale e di caccia. I resti del fossato, ancora ben visibili tutto intorno alle mura erano una volta riempiti con le acque del vicino naviglio di Bereguardo
Costruita nella seconda metà del 1700, sorge sui resti di un’altra chiesa quattrocentesca voluta dai Visconti che all’epoca versava in pessime condizioni. A ridosso dello scoppio della Prima Guerra Mondiale l’intero edificio fu dichiarato monumento nazionale ma il conflitto ne impedì di fatto la ristrutturazione fino al ritorno della pace.
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