Il naviglio Grande è stata la prima opera del genere a essere realizzata in Europa, storicamente è il più importante dei navigli milanesi, nonché una delle grandi infrastrutture di ingegneria che sin dall'alto Medioevo hanno caratterizzato, con strade, ponti e canali d’ irrigazione, il territorio lombardo, consentendo lo sviluppo dei commerci, dei trasporti e dell'agricoltura. I lavori incominciarono attorno al 1177 a Tornavento, dove il naviglio prende le acque dal fiume Ticino e solo nel 1209 arrivo fino alla darsena di Milano dopo un tragitto di circa 50 km. Il primo tratto scorre parallelo al fiume Ticino praticamente sempre dritto, fino ad arrivare ad Abbiategrasso dove con una curva ad angolo retto prosegue verso Milano. Proprio in questo punto, il naviglio Grande cede la maggior parte delle sue acque al naviglio di Bereguardo, dando via a quella che un tempo era chiamata la "via del sale", unico punto di collegamento tra Milano e il mare Adriatico. Lungo il suo percorso, prima di arrivare alla darsena di Milano, il naviglio Grande cede la maggior parte delle sue acque alle centosedici bocche d’irrigazione poste lungo i suoi fianchi per dare vita ad una fitta rete di canali e di rogge per l’irrigazione dei campi e delle colture del territorio milanese e pavese. Dal 1272, quando il naviglio divento navigabile, rivoluzionò in pochi anni usi e costumi di una vasta area, il via vai di imbarcazioni ed il fiorente commercio ha fatto sì che si affermassero lungo le sue sponte una moltitudine di botteghe artigiane. Alcune delle imbarcazioni, tipo chiatte, che percorrevano il canale, potevano portare circa 200 tonnellate di merci, anche i marmi per la costruzione del Duomo di Milano sono passati da queste.
Per chi vuole lasciarsi alle spalle il traffico cittadino è il tracciato ideale nonché uno dei più classici, parte da Porta Ticinese, dalla darsena di Milano e, seguendo la pista ciclabile del naviglio la prima parte del percorso attraversa la zona della movida con locali e ristoranti, proseguendo lungo il l'alzaia si passa vicino a Porta Genova per poi dopo qualche chilometro uscire dall'abitato di Milano. Una volta superati i paesi di Corsico, Buccinasco e Trezzano Sul Naviglio, prima di entrare in aperta campagna, vale sicuramente una visita al borgo di Gaggiano, una vera e propria oasi verde nel Parco Agricolo Sud Milano, con le sue case tutte colorare che si affacciano e si riflettono sul naviglio Grande è per i passanti, sia a piedi che in bici, un punto di partenza e di ritrovo per una gita fuori porta o per fare attività all'aria aperta nel territorio circostante. La ciclabile del Naviglio Grande si allunga poi fino ad Abbiategrasso, questo ultimo tratto prosegue tenendo il naviglio sulla destra e le campagne sulla sinistra, si attraverseranno svariate cascine ed attività agricole che coi i loro cartelli posti lungo la strada, mentre pedaleremo, ci inviteranno a fermarci per comprare prodotti locali e a km0. La particolarità di questo tracciato sta proprio nel lento passaggio tra la città e la campagna, dalla movida dei locali milanesi all’atmosfera rurale e agricola degli ultimi chilometri. Con una breve deviazione all'interno del paese di Abbiategrasso, si può andare a vedere il castello Visconteo. Ad Abbiategrasso è presente una stazione ferroviaria, una volta arrivati a destinazione si potrà scegliere se ritornare in treno, informandosi in anticipo si orari e trasporto biciclette oppure di ritornare indietro lungo la stessa strada dell’andata.
Per chi volesse prolungare la pedalata invece, magari organizzando un tour di più giorni, dalla frazione di Castelletto è possibile raggiungere Bereguardo attraverso la ciclabile del naviglio di Bereguardo e poi Pavia, oppure dirigersi verso Turbigo, Sesto Calende ed il lago Maggiore.
Il percorso è adatto in tutte le stagioni, disponibile con guida oppure in autonomia scaricando la traccia GPS e il libretto di viaggio.
L’ultimo ponte del Naviglio Grande prima che entri nella Darsena di Milano. Il suo nome pare sia dovuto al fatto che le imbarcazioni per passare il ponte dovevano pagare con una moneta del valore di un quarto di scudo, un'altra ipotesi un po' più fantasiosa invece racconta di una scodella di minestra calda che i conducenti dei barconi mangiavano in una vicina osteria prima del ponte.
Questo e sicuramente uno degli scorci più suggestivi di Milano, con le sue case di ringhiera e la piazzetta antistante sembra di essere in un paesino di campagna. Il vicolo dei Lavandai prende il nome da un lavatoio, rimasto tuttora in gran parte intatto, in uso dall’800 fino agli anni ’50 del 900 per lavare indumenti e biancheria. La declinazione maschile di “lavandai” è data dal fatto che ad occuparsi del lavaggio erano gli uomini, organizzati nella Confraternita Lavandai di Milano.
Palazzo del ‘600 che si affaccia direttamente sul Naviglio Grande, il suo aspetto malandato ed in evidente stato di abbandono nasconde invece al suo interno un cortile che lascia sorpresi i visitatori che da lì possono vedere il corpo principale del palazzo con le sue alte mura ricoperte di piante rampicanti e glicini. Quello che una volta era l’abitazione di un agiata famiglia milanese oggi è diventata la sede del Centro dell’Incisione, uno spazio che da vita a molte attività creative organizzando anche mostre nelle stanze del primo piano del palazzo
Due chiesette affiancate sorgono sul percorso che conduceva a Milano dalla Lomellina, originariamente pare che in quel luogo ci fosse un tempio pagano, ma la cosa non è accertata. Alla chiesa di sinistra, quella più antica venne poi affiancata, per volere dei Visconti, una seconda chiesa per commemorare l’improvvisa cessazione della peste del 1399.
Siamo nel borgo di Gaggiano, la chiesa si riconosce subito grazie ad una facciata barocca con due toni di colore, bianco e ocra che sottolineano e fanno risaltare stucchi e statue. All'interno un affresco della Madonna delle Grazie col Bambino ritenuto miracoloso. La storia racconta infatti del crollo della volta della chiesa durante dei lavori di rifacimento, crollo che miracolosamente non fece vittime lasciando intatto l’affresco della Madonna che da allora è meta di pellegrinaggi.
Da Castelletto di Abbiategrasso, nel punto in cui il Naviglio Grande fa una curva a 90° per dirigersi verso Milano, ha il suo incile il più piccolo Naviglio di Bereguardo che da lì in poi prosegue in linea retta attraverso campi coltivati e cascine passando distante dai paesi fino ad arrivare per l’appunto a Bereguardo, il tutto compreso nell’area naturale protetta del Parco del Ticino
Simbolo e centro nevralgico di Abbiategrasso, già presente come fortificazione nel XI sec. venne ampiamente modificato e ampliato dai Visconti dopo che l’imperatore Federico Barbarossa lo distrusse nel 1167 e, una volta completato, divenne residenza estiva di alcune duchesse, motivo per cui la rocca venne ingentilita al proprio interno da affreschi di diverse epoche. Curiosa è anche l'ala est, un tempo destinata a carcere, dove sono visibili i graffiti dei prigionieri
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